Le mascherine sono divenute obbligatorie negli spazi confinati o all’aperto in cui non è possibile o comunque non è garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico. Non ci possiamo quindi esimere, anzitutto, dal mostrarvi questo video:
Adesso è bene fare un distinguo fra le diverse mascherine in modo che ne sia chiara la funzione e di conseguenza l’uso.
Attualmente esistono questi tipi di mascherine:
- mascherine “chirurgiche” (norma UNI EN 14683:2019 + AC:2019)
- mascherine marchiate FFP1, FFP e FFP3 (UNI EN 149:2009)
Di seguito vengono riassunte le caratteristiche.
Una doverosa premessa: le normative UNI definiscono internazionalmente:
- i requisiti prestazionali
- la progettazione
- la costruzione
- i metodi di prova
per le maschere facciali (e non solo)
Le mascherine chirurgiche
Pensate per l’uso nel rapporto medico/paziente, servono a proteggere le persone che circondano chi le indossa. Servono a trattenere eventuali goccioline d’acqua presenti nel respiro di chi le indossa facendo in modo che gli astanti non ne vengano in contatto. Non hanno quindi potere filtrante rispetto a quanto respirato da chi le indossa.
E’ bene ribadirlo affinchè sia chiaro: non proteggono chi le indossa bensì tutti chi circonda chi le indossa.
Mascherine FFP1, FFP2, FFP3 (UNI EN 149:2009)
Le sigle “FFP1”, “FFP2” e “FFP3” (acronimo di “filtering face piece”) sintetizzano tre classi di protezione in base all’efficienza filtrante. Le mascherine conformi a questa normativa sono costituite interamente o prevalentemente di materiale filtrante, coprono naso, bocca e possibilmente anche il mento (semi-maschera), possono avere una o più valvole di inspirazione e/o espirazione e sono progettate per la protezione sia da polveri sottili (generate dalla frantumazione di solidi), sia da nebbie a base acquosa e nebbie a base organica (aerosol liquidi) e fumi (liquidi vaporizzati).
Mascherine di classe FFP1
Assicurano un primo livello di protezione delle vie respiratorie in ambienti polverosi e che contengono particelle in sospensione. Si tratta quindi di maschere semi-facciali antipolvere, comunemente utilizzate in ambito lavorativo, in grado di proteggere le vie respiratorie da particelle solide e liquide non volatili quando la loro concentrazione nell’ambiente non supera 4,5 volte il valore limite previsto dalla normativa per quell’ambiente. Hanno una capacità filtrante di almeno l’80% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore del 22%.
Anche in questo caso è bene che sia chiaro: non sono mascherine idonee alla protezione da agenti patogeni che si trasmettono per via aerea.
Mascherine di classe FFP2
Offrono un secondo livello di protezione delle vie respiratore e in ambito lavorativo sono generalmente utilizzate da personale esposto a rischio basso-moderato. Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle con un livello di tossicità compreso tra il basso e medio la cui concertazione arriva fino a 12 volte il valore limite* previsto dalla normativa. Hanno una capacità filtrante di almeno il 94% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’8%.
Per essere chiari: è il primo livello di una mascherina in grado di proteggere chi la indossa.
Mascherine di classe FFP3
Sono un dispositivo di protezione delle vie aeree comunemente utilizzato in ambito lavorativo da personale esposto ad alto rischio. Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle tossiche con una concentrazione fino a 50 volte il valore limite previsto dalla normativa. Hanno una capacità filtrante di almeno il 99% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’2%.
Per essere chiari: sono mascherine in grado di proteggere abbastanza efficacemente la indossa.
Un altra particolarità delle mascherine è la presenza di una valvola. Essa non ha alcun effetto sulla capacità filtrante della mascherina ma semplicemente assicura un comfort maggiore quando la mascherina è indossata per molto tempo. La valvola di espirazione permette all’aria calda di fuoriuscire dal dispositivo, riducendo l’umidità che si forma al suo interno, evitando così la formazione di condensa. Fra l’altro previene l’appannamento degli occhiali e facilità la respirazione. Attenzione però, perché in questo modo anche le particelle virali possono fuoriuscire.
Per essere chiari: l’utilizzo di mascherine con valvola inficia il livello di protezione verso l’esterno lasciando passare eventuali agenti patogeni ed è sconsigliato se si pensa di essere positivi alla Sars-CoV-2.